Sin da bambina piccola ho sempre avuto una paura insensata per i dottori e gli ospedali. Non parlatemi di aghi, poi, ed esami del sangue che svenivo solo al pensiero. Non so da dove fosse nata questa mia angoscia dato che non ho mai subito operazioni o ospedalizzazioni, per mia grandissima fortuna, ed i miei genitori non hanno mai fatto grandi storie quando bisognava andare dal pediatra. Il mio dottore era dolcissimo, davvero bravo con i bambini, eppure io ricordo che lo odiavo e lo temevo allo stesso tempo. Ogni volta che dovevo farmi visitare mi sentivo come un gatto di strada, appena catturato, nella gabbietta che non capisce cosa sta succedendo. Occhi sgranati, pupille enormi di paura, orecchie all’indietro, all’erta, pronto ad attaccare qualsiasi cosa. Andavo nel panico e, anche se magari ero andata dal pediatra per una semplice visita di controllo, la vivevo malissimo, piangendo terrorizzata.
Ricordo che ad un certo punto mia madre aveva smesso di dirmi quando saremmo andati dal dottore. Mi diceva solo che stavamo uscendo, così io realizzavo dove stavamo andando solo una volta arrivati ed almeno fino a quel momento la vivevo con serenità.
La mia paura più grande me la infondeva il dentista. Credo fosse dovuto agli strumenti che vedevo ogni volta che mi sedevo sul lettino, il trapano ed altri oggetti a giusto un metro dalla mia faccia. Ricordo ancora come se fosse ieri che, quando avevo circa dieci anni, mentre ero in attesa del mio turno, avevo sentito un bambino urlare e piangere, mentre il suono del trapano chiaramente stava eliminando delle carie dai suoi denti. La cosa mi aveva fatto svenire. Ad ogni modo, crescendo ero riuscita a superare il problema col trapano, ma, arrivata all’adolescenza, avevo dovuto fare i conti con la temibile ortodonzia. Avevo tentato in tutti i modi di evitarla, di posporla. Ma ai quindici anni, era diventata un obbligo: o adesso, o mai più. E se non vai di ortodonzia, mi aveva detto il dentista, te ne pentirai per tutta la vita. Me ne sarei davvero pentita così amaramente? Mah, ho i miei dubbi. Ad ogni modo, non è dato sapere perché mia madre non mi aveva dato possibilità di scelta. Ortodonzia sì, punto e basta.
A posteriori, devo ammettere che, dolore iniziale a parte, non è che portare l’apparecchio mi abbia causato grandi traumi. Più della metà degli adolescenti che mi circondavano avevano l’ortodonzia uguale alla mia, quindi non ero certo un pesce fuor d’acqua. Ritengo, però, che forse un ragazzino debba avere voce in capitolo quando vengono prese scelte come queste. Avrei tranquillamente potuto mettere l’apparecchio a diciotto, venti, anche trenta anni se lo avessi voluto (nonostante le parole del mio dentista) e forse sarebbe stato più giusto.
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